martedì 13 maggio 2008

WWW.MARINFALIERO.NET



Mai prendere decisioni di impeto.
La piattaforma WP, nella versione standard, offre veramente pochino.
Non esiste la possibilità di modificare il codice o caricare da cpu un bel nulla.
Ho acquistato uno spazio in hosting sul quale ho installato la celebrata versione WP 2.5.1., anche se ho perso fino ad ora la favicon (l'iconcina a fianco dell'url) e le statistiche di Feedburner.
Col tempo spero di rimediare.....

inatanto per chi vuole continuare a leggermi vi passo il nuovo link:

www.marinfaliero.net

martedì 6 maggio 2008

SONO MIGRATO SU WORDPRESS


Preso da un raptus insano ieri sera sono migrato 'armi e bagagli' su Wordpress.
Per adesso sono già pentito, visto che ti consente molta meno libertà di Blogger, ma vedremo di capire bene come funziona.
Ho pensato fosse meglio farlo adesso, con 'soli' 140 post da trasferire.
Ci vediamo di la?
Ciao

il feed del blog è ora: http://feeds.feedburner.com/MarinFaliero-IlBlog

domenica 4 maggio 2008

7.000 € IN MENO NELLA BUSTA PAGA


Un lettore mi ha offerto lo spunto per un post, chiedendomi un'opinione su questo articolo pubblicato da Repubblica.
Il tema è molto impegnativo, ma cercherò se possibile di non deluderlo.
Dunque, la BRI (Banca dei Regolamenti Internazionali) evidenzia come nel corso degli anni la quota di ricchezza nazionale redistribuita in salari e stipendi si sia sensibilmente ridotta a favore dei profitti.
Sono stati persi in 20 anni 8 punti percentuali, che rappresentano, nella pratica, 7.000 euro in meno nelle buste paga.
"(...) Una cifra enorme, uno scivolamento tettonico. Per capirci, l'8 per cento del Pil di oggi è uguale a 120 miliardi di euro. Se i rapporti di forza fra capitale e lavoro fossero ancora quelli di vent'anni fa, quei soldi sarebbero nelle tasche dei lavoratori, invece che dei capitalisti. Per i 23 milioni di lavoratori italiani, vorrebbero dire 5 mila 200 euro, in più, in media, all'anno, se consideriamo anche gli autonomi (professionisti, commercianti, artigiani) che, in realtà, stanno un po' di qui, un po' di là. Se consideriamo solo i 17 milioni di dipendenti, vuol dire 7 mila euro tonde in più, in busta paga.(...)"
Per una volta il fenomeno non è tipicamente italiano ma coinvolge tutto il mondo occidentale, sino al Giappone.
Così posta la questione è persino banale, i falchi hanno divorato le colombe.
Ma probabilmente il dato nudo e crudo si dimostrerà fuorviante se scopriremo, come credo, che la ricchezza prodotta dopo oltre vent'anni è enormemente cresciuta (al contrario delle popolazioni), anche se a favore di una economia diversa da quella che storicamente definiremo industriale.
Lo stesso articolo accenna all'impatto dello sviluppo tecnologico nell'economia:
"(...) Il meccanismo in funzione, secondo lo studio, è un altro: il progresso tecnologico accelera il ricambio di macchinari, tecniche, organizzazioni, che scavalca sempre più facilmente i lavoratori e le loro competenze, riducendone la forza contrattuale.(...)".
Le macchine sostituiscono gli operai, come in "Tempi moderni" di Chaplin, ma gli imprenditori non sono comunque in grado di fare da soli, ne mai (credo), lo saranno.
La ricchezza complessiva è quindi ormai realizzata anche da attori che riducono a semplice margine l'apporto della componente a reddito salariato o stipendiato, oppure che non lo prevedono per niente.
La grande crescita dei profitti, per lo più di natura economico-finanziaria, rappresenta però un tale ordine di grandezza da apparire comunque sintomatico di una contraddizione.
La ricchezza si allontana dai luoghi dove si produce.
Forse, ed in questo senso vale la pena di riflettere, l'apertura della forbice tra Pil, profitti e stipendi, potrebbe trovare un importante temperamento in una diversa partecipazione alla distribuzione della ricchezza prodotta nelle aziende.
Non parlo degli anacronistici premi-produzione, talmente ingessati ai bilanci da diventare inutili, ma dell'intraprendenza utile del lavoratore, che produce benefici ed aumenta la resa economica dell'attività cui partecipa, e che andrebbe premiata e remunerata con adeguatezza.
L'offrire contributi per migliorare la produzione, renderla più qualificata o efficiente o meno onerosa, individuare strumenti di risparmio o sviluppo, rendere più funzionale o confortevole l'ambiente di lavoro, più sicuro, procurano un vantaggio aziendale che spesso si può tradurre in un valore economico da cui l'operatore, se protagonista, non dovrebbe venire escluso.
Ci sarebbe la possibilità di gratificare il merito e di allargare le opportunità di guadagno del lavoratore, non più solo dipendente ma anche maggiormente coinvolto ed in parte addirittura autonomo.
Una retribuzione moderna, insomma, non solamente legata ai computi orari o numerici.
Certo non la soluzione di ogni problema, ma almeno un 'asset' retributivo più al passo con i tempi e forse adatto a figure professionali spesso di giovane età e con scolarità e competenze di tutto rispetto.
Per provocazione copio-incollo un testo di legge italiano, superato, ma che recitava così:

* "(...)Sugli utili netti, dopo le assegnazioni di legge alla riserva, e la costituzione di eventuali riserve speciali, che saranno stabilite dagli statuti e regolamenti, è ammessa una remunerazione al capitale investito nell’impresa in una misura massima fissata per i singoli settori produttivi dal Comitato ministeriale per la tutela del risparmio e l’esercizio del credito. (...)" "(...) Gli utili che residueranno dalle assegnazioni di cui all’articolo precedente verranno ripartiti tra i lavoratori: operai, impiegati tecnici amministrativi e dirigenti, in rapporto all’entità delle remunerazioni percepite nel corso dell’anno. Tale ripartizione non potrà comunque eccedere il 30% del complesso delle retribuzioni nette corrisposte ai lavoratori nel corso dell’esercizio.(...)"

L'obbligo di redistribuire per legge una parte degli utili, suggestivo, ma ad ogni modo anacronistico.

A proposito, si tratta de:
* DECRETO LEGGE SULLA SOCIALIZZAZIONE DELLE IMPRESE (1944) - Repubblica Sociale Italiana (Fonte: ANPI Roma)

mercoledì 30 aprile 2008

700 MILA SINDACALISTI; SEI VOLTE PIU' DEI CARABINIERI. L'ALTRA CASTA

Oggi ho voglia di raccontarmi, oltre che di fare polemica, quindi non pensate alla lettura mordi e fuggi, fermatevi due minuti.
Quando vado nelle librerie sono vittima di tre scaffali, in questo preciso ordine gerarchico: politica, informatica, storia.
Lo scaffale della politica è in realtà un diversivo per il commesso, che così non verrà a chiedermi di cosa ho bisogno e mi lascerà gironzolare con calma.
Dopo aver passato in rassegna le novità scivolo quindi sui poderosi manuali sul Cobol ed il linguaggio sthml o html, dei quali non saprò mai realmente cosa fare senza sei mesi ininterrotti di ferie, per poi balzare come un ninja sui libri di storia.
Di solito qui provo un curioso orgasmo accarezzando ogni copertina, dai tomi sulle esecuzioni capitali a Venezia allo Studio sul sistema di reclutamento delle truppe Alpine, di derivazione prussiana.
Sabato non ho trovato nulla di stimolante, ma non volevo uscire a mani vuote.
Così ho comprato il DVD di Sergio Paolini, 'Il Sergente', un libro di Carofiglio che mi mancava e 'L'altra casta' di Stefano Livadiotti. 49 euro.
Tornato a casa, dopo cena, ho proposto alla mia compagna Paolini ma ho dovuto cedere il passo ad una performance del dottor House, alle prese con una pericolosa intossicazione da merde di piccione.
Allora ho acceso la luce del comodino, ho preso in mano 'L'altra casta' e ne ho letto il dorso:
"La sola Cgil ha un giro d'affari valutato in un miliardo di euro. I delegati delle tre centrali sindacali sono 700 mila, sei volte più dei Carabinieri.
I loro permessi equivalgono a un milione di giornate lavorative al mese. E costano al sistema-paese un miliardo e 854 milioni di euro all'anno."
Mi è venuto un coccolone.
Alla fine di ottobre avevo scritto un post che si occupava dei sindacati, ma per evidenziare l'assurda posizione simultanea di negoziatori dei diritti dei lavoratori e di paladini dei pensionati.
Mi auto-cito, non voletemene male:
"La spesa sociale necessaria per garantire il maggior benessere della popolazione inattiva, va intuitivamente corrisposta da quella attiva.
E se io li rappresento tutti e due, nell'interesse di chi mi adopero?"
Non conoscevo però i numeri dei delegati sindacali, ma se quelli riportati da Livadiotti, giornalista de 'L'espresso' (non de 'Il secolo d'Italia'), sono veri c'è da riflettere, posto che 1 lavoratore su 30 dei 24 milioni attivi in Italia fa il sindacalista.
Mi mancano una cinquantina di pagine per finire il libro ed ogni 10 mi è montata una incazzatura spettacolare.
Fonti Cgil (pagg. 66-67), ad esempio, quantificano il costo per manifestante tra 25 ed i 30 euro (treno o pullman, cestino per il pranzo) rendendo ogni corteo una emorragia impressionante di soldi che potrebbero essere utilizzati con maggior profitto.
Un milione di persone in giro per Roma significa un investimento di 25-30 milioni di euro per avere 30 secondi di celebrità durante il Tg, una vergogna.
Che finisce il suo viaggio nel water di qualche AutoGrill.
Contratti o tutele dei dipendenti pubblici scandalosi, al Comune di Roma 6000 dei 25000 dipendenti mancano all'appello ogni giorno (pag. 164), ed il sistema informatico con badge d'accesso denuncia assenze medie per oltre 60 giorni l'anno (pag. 165).
Altro capitolo per i CAF, acronimo di Centro di Assistenza Fiscale, che producono introiti per 186 milioni di euro che non vengono tassati.
A questi introiti dovremmo aggiungere come minimo 10 euro richiesti come obolo ad ogni contribuente assistito nella compilazione delle dichiarazioni, e vai con altri milioni di euro esentasse.
Il libro è consigliato a quelli abituati ai travasi di bile, che hanno lo stomaco corazzato o sono interisti, altrimenti può fare male.
Aspetto che qualcuno smentisca Livadiotti o faccia causa all'Espresso, perchè se fosse tutto vero vorrebbe dire che abbiamo trovato un altro cancro del nostro sistema.
Ma temo si tratti di un cancro troppo doloroso da curare, e che i medici abbiano tutto l'interesse a mantenere in vita il paziente.

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martedì 29 aprile 2008

MENTANA, DALLA POLITICA AI CESARONI - il declino di un giornalista


Stavo vedendo la fine di Ballarò, e dalla televisione in camera è arrivato il tirità della sigla di Matrix.
Pronto cambio di canale per scoprire che Mentana stava intervistando i giovani protagonisti dei 'Cesaroni'.
Ma come, le elezioni, il dramma struggente delle sinistra in agonia, il trionfo di Berlusconi, la vittoria di Alemanno, le introsprezioni di Rutelli....
Chicco Chicco, ti sei disimpegnato e sei passato dal giornalismo alla celebrazione delle serie Mediaset?
Il buon Mastrota, con le sue poltrone vibranti, risurge a gloria patria.
O tempora o more! Ti hanno chiuse le tube catodiche?
Non ti troveremo mica questa estate a fare karaoke con Fiorani e Lele Mora?










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VENTO DI DESTRA O SFIDUCIA VERSO QUESTA SINISTRA?


Altro 'legno' clamoroso per il binomio Veltroni-Rutelli, che sia tutta colpa dei rigurgiti nostalgici degli italiani e dei romani?