mercoledì 31 ottobre 2007

IL SINDACATO IN ITALIA - CONTRADDIZIONI

Occuparsi del Sindacato, chissà per quale motivo, non è critico ma sempre anti sindacale. Sono intoccabili come una vergine vestale. Ma di questi tempi, con gli operai di Torino e Milano che fischiano e spernacchiano impuniti, potremo sfrontatamente esaminare qualche aspetto contraddittorio dell'attuale panorama sindacale italiano.
il Sindacato dei Lavoratori nel nostro paese, sia esso identificato come si vuole, rappresenta per buona parte quelli che non lavorano più, e sottoscrive accordi che non valgono nulla.
Se pensate che abbia scritto una gran cazzata fatevi una bella risata, ma poi seguite il semplice ragionamento che vi propongo. La questione della validità degli accordi è storicamente lunga, e trova origine nella volontà dei Costituenti di lasciare libera da condizionamenti l'attività sindacale, in precedenza sottoposta a rigidi controlli da parte del regime fascista. Nella Carta Fondamentale questo avviene realizzato attraverso l'art. 39, che riproduco integralmente:

Costituzione Italiana, Art. 39.

L'organizzazione sindacale è libera.

Ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge.

È condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento interno a base democratica.

I sindacati registrati hanno personalità giuridica. Possono, rappresentati unitariamente in proporzione dei loro iscritti, stipulare contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce.

Il I° comma dell'art. 39 sancisce categoricamente la libertà delle organizzazioni sindacali, cui “ ...non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione...”.
Se lo scopo della norma è palesemente quello di evitare ogni possibile intromissione dello Stato o di un suo potere, viene però imposto l'obbligo di registrazione, che attribuisce alle organizzazioni sindacali la personalità giuridica, a sua volta presupposto per la stipula di contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria "...
per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce."
Lo dice la Costituzione, mica io.
I Sindacati quindi, secondo l'art. 39 della nostra Costituzione, devono registrarsi per essere soggetti di diritto idonei a stipulare contratti collettivi (i famosi CCNL).
E per registrarsi sono sottratti ad ogni preventiva valutazione di chicchessia, basta che i loro Statuti prevedano ordinamenti interni realizzati su base democratica (Statuto CGIL; Statuto CISL; Statuto UIL)
III° co. È condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento interno a base democratica.”
Nulla più.
Eppure i sindacati non si sono mai registrati in oltre 60 anni.
E qual'è, allora, il destino dei contratti collettivi di lavoro, sottoscritti da un soggetto (non registrato) privo delle qualità richieste dall'articolo 39?
Nella migliore delle ipotesi, alla lettera dell'art. 1425 Codice Civile, annullabili perché stipulati da una parte legalmente incapace di contrattare, e quindi invalidabili dai soggetti che risultino danneggiati dal vizio del consenso.
Basterebbe, forse, un metalmeccanico inferocito per mandare in vacca i contratti collettivi di lavoro, per le cui sorti scendono rumorosamente in piazza milioni di persone.
Sempre che non si voglia accettare, con sofisticate elucubrazioni dottrinarie, che la Costituzione non voleva dire proprio quello che i Padri Costituenti hanno scritto con molta chiarezza, ma che noi potevamo fare a nostro "tiramento di culo".
Devo riconoscere che sarebbe una scoperta rivoluzionaria, e mortificata da una paternità modesta come la mia.
Però ammettete che il ragionamento fila, o se non altro, che appare molto suggestivo.
Altro punto da approfondire è la reale rappresentatività delle Confederazioni Sindacali, CGIL CISL e UIL.
I dati forniti dalle stesse Confederazioni, infatti, evidenziano una sindacalizzazione complessiva pari a circa la metà della popolazione attiva del paese.
Su 24 milioni di lavoratori (Eurostat), meno di 12 posseggono una tessera, e quasi 6 sono in pensione.
Riporto i dati disponibili e fornisco i relativi link (a destra i pensionati di ogni Confederazione).

Totale tesserati CISL: 4.346.952 - Federazione Nazionale Pensionati: 2.173.431
Totale tesserati UIL: 1.935.925 - Pensionati 552.713
Totale tesserati CGIL: 5.566.609 - Sindacato Nazionale Pensionati: 2.879.511

Questi elementi permettono di eseguire due ordini di considerazioni.
La prima è relativa ad un potere di rappresentanza straordinario attribuito alle Associazioni Sindacali, che negoziano in rapporto di ¼ sull'intera forza produttiva (composta in parte anche da imprenditori, chiaro).
Nella pratica è come se un quartiere cittadino decidesse da solo col progettista su come realizzare un piano regolatore comunale.
La seconda, invece, presenta risvolti molto più divertenti.
Se l'antagonismo sindacale è comunque da sostenere, quale indispensabile contraddittorio nella negoziazione salariale con i datori di lavoro, certo vien da chiedersi se non vi sia alcuna contraddizione nel sostenere contemporaneamente le ragioni di lavoratori e pensionati, che sono contrapposte ed ormai in rapporto paritario tra loro all'interno delle diverse Confederazioni.
La spesa sociale necessaria per garantire il maggior benessere della popolazione inattiva, va intuitivamente corrisposta da quella attiva.
E se io li rappresento tutti e due, nell'interesse di chi mi adopero?
La risposta sarebbe certamente corale: di entrambi, perdindirindina!
Ma se ottengo un vantaggio per il pensionato, siamo proprio sicuri che non inchiappetto il lavoratore?
Mi permetto, quanto meno, di segnalare l'anomalia.
Chissà che qualche Garante non legga questo post.



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