martedì 29 gennaio 2008

I MAGISTRATI, INEVITABILMENTE, FANNO POLITICA

Immaginando di dover postare qualcosa attinente gli sviluppi della situazione politica avevo voluto attendere qualche giorno per avere le idee un po' più chiare.
Chiuso a sandwich tra Governi "di scopo" e Rivoluzioni Padane faticavo a trovare un argomento degno di un qualche approfondimento.
Tra ieri ed oggi, invece, è stata divulgata una notizia leggera leggera, elegantemente relegata tra quelle che vengono lette durante i Tiggì a bocca stretta, con modalità paragonabili alle pubblicità dei prodotti farmaceutici.
Avete presente? E'unmedicinaleusareconcautelasolosottocontrollomedicopuòaverecontroindi.........
Dunque, pare che il Pubblico Ministero della Procura di Napoli (cui l'inchiesta è stata trasferita) abbia chiesto la revoca degli arresti domiciliari per la moglie dell'On. Clemente Mastella, per il venir meno delle esigenze cautelari.
Per gli altri componenti dell'Udeur coinvolti nella vicenda delle nomine alle Asl ed affini, invece, è tutto confermato.
La questione sembrerebbe di poco conto ma non lo è, visto che proprio le vicende giudiziarie della Signora Lonardo Mastella hanno spinto il Governo Prodi oltre il ciglio del burrone sul quale si manteneva in precario equilibrio da tempo.
Spieghiamo in maniera semplice cosa siano queste benedette esigenze cautelari, la cui premessa è rappresentata da gravi indizi di colpevolezza (art. 273 C.P.P.) a carico della persona destinataria del provvedimento.
E questo è un fatto.
L'art. 274 C.P.P. stabilisce che le misure cautelari personali possano essere disposte dalla magistratura per il pericolo di inquinamento delle prove da parte dell'indagato, per il pericolo di sua fuga, ovvero per il pericolo di reiterazione del reato.
Gravi indizi di colpevolezza, quindi, ed almeno uno dei tre "pericoli" appena evidenziati.
Nel caso della Signora Lonardo, Presidente del Consiglio Regionale della Campania in carica, è evidente che il mantenimento della funzione pubblica logicamente ammette che la concussione (tipica del Pubblico Ufficiale - dell'incaricato di Pubblico Servizio) possa essere reiterata.
Questa esigenza cautelare, evidentemente, non era ritenuta sussistente dalla Procura di S.M. Capua Vetere.
O meglio così dovrebbe essere, posto che non è certo venuta meno interpretando alla lettera le parole dell'attuale P.M. di Napoli.
Quanto al pericolo di fuga, l'insussistenza apparirebbe in re ipsa.
Se si pensa che qualcuno possa tagliare la corda, infatti, si adotta una misura ben più restrittiva degli arresti domiciliari, salve ragioni di salute od età incompatibili con il carcere.
Rimane il pericolo di inquinamento delle prove, della loro acquisizione e genuinità.
Intorno a tale rischio, quindi, sembrerebbe aver ruotato la concessione della misura, richiesta da un magistrato inquirente e valutata, nonchè concessa, da un secondo.
Per carità, magari non è un'aspetto così trascurabile come si potrebbe intendere, però sulle conseguenze che ha determinato l'operato dei magistrati di Santa Maria Capua a Vetere una breve riflessione si può spendere.
Era proprio necessario?

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