sabato 26 aprile 2008

GRILLO E I VIETCONG

Ieri per me era fondamentalmente San Marco, Santo Patrono di Venezia, e come ogni buon veneziano (benchè de téra, di terra) ho regalato alla mia bella il "bòcolo", un bocciolo di rosa.
Ma il 25 aprile é anche il giorno dedicato alla festa della Liberazione ed all'attesissimo V-2 Day di Beppe Grillo, spesso sovrapposti e messi in competizione tra loro, anche al fine di alimentare polemiche competizioni tra la sacralità del primo evento e la dissacrazione intrinseca del secondo.
Fingiamo che la scelta della data del V-2 Day sia stata una coincidenza, per tagliare la testa al toro, anche perchè sono ben altri gli aspetti ai quali voglio dedicare attenzione.
Il giorno dopo la manifestazione di Torino i due principali quotidiani nazionali, Corriere e Repubblica, commentano gli eventi da osservatori ciechi ed ottusi, confermando la bontà delle ragioni di Grillo.
Il Corriere della Sera, si limita ad una cronaca asettica della giornata soffermandosi in particolare sui toni più accesi dell'intervento di Grillo, riservati al Presidente della Repubblica Napolitano (definito Morfeo) e si trastulla per qualche riga sulla diversità tra le cifre presentate dagli organizzatori e Questura, riferendo solennemente, invece, dei Vaffa di ritorno ululati dal presidente dell’Ordine dei giornalisti, Lorenzo Del Boca, e dall'esponente della Lega Nord Calderoli.
Repubblica fa addirittura peggio, affiancando alle note di cronaca un rancoroso commento di Francesco Merlo dall'eloquente titolo "Il comico del malumore".
Secondo Merlo, in buona sostanza, Piazza San Carlo traboccava di fans disorientati e portoghesi, ansiosi di godere gratis della 'verve' comica di Grillo tra le maglie della manifestazione.
Tanto Repubblica che il Corriere, però, dimenticano di spiegare il funzionamento dei tre referendum di iniziativa popolare promossi da Grillo, quasi il risultato di ogni sua iniziativa fosse determinata unicamente dalle 'masaniellate' o dai colpi di testa del comico genovese.
Niente più contributi pubblici ai giornali, frequenze radiotelevisive libere, abolizione dell'Ordine dei Giornalisti.
Grillo è la parte apparente di quanti chiedono, con mezzi legittimi e costituzionali, di affrancare l'informazione dai propri debiti verso un qualsiasi potere, sia esso disciplinare, amministrativo od economico.
Giornali ingrassati dalle prebende di Stato, televisioni dipendenti da una burocrazia colonizzata, giornalisti legati al potere disciplinare di un Ordine  sono la nemesi dell'imparzialità dell'informazione.
Quale interesse può esservi nel loro operato di contrario alla conservazione (anche ruffiana) dello status quo?
Perchè Corriere e Repubblica non analizzano gli effetti del possibile successo dell'iniziativa, accompagnata da Grillo, ma anche dalle firme di migliaia di cittadini?
Grillo forse non è un genio, ma è sicuramente sottovalutato, perchè ogni sua iniziativa viene ormai personalizzata, senza tenere conto del malessere generale che riassume, che monta inesorabilmente e che in ogni caso gli sopravviverebbe.
Ha dichiarato al sistema una guerra aperta che i suoi avversari dimostrano di non aver compreso, e che pensano di combattere con i sistemi tradizionali dell'attacco personale, della censura fiacca di qualche notabile, della ridicolizzazione di ogni successo del 'nemico'.
Ad un appassionato di storia questa contrapposizione fa venire in mente la guerra del Vietnam, dove i generali americani, dotati di ogni mezzo conosciuto, hanno affrontato i nord vietnamiti ed i loro tunnel come se fossero divisioni meccanizzate tedesche.
Il terreno su cui Grillo si muove bene è la "foresta" della Rete e delle relazioni che si sono aggregate intorno al suo Vaffanculo! ed i suoi simpatizzanti se ne fregano bellamente dell'articolo di Francesco Merlo.
Un'opinione se la sono già fatta da soli, nel bene e nel male, perchè la differenza sta nel fatto che la formazione del processo decisionale è ora indipendente, e si sviluppa attraverso fonti spontanee quali sono i blog, che di tributi non ne devono versare a nessuno.
Questo li rende più credibili di media ossequiosi verso munifici sponsor, mecenati, correnti politiche, gruppi finanziari.
Chissà se Grillo arriverà alla sua Saigon, certo che 'far saltare ponti e strade', come si è visto, non serve a niente.
Per interrompere i tunnel, alias il web, dovrebbero cambiare strategia.



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