giovedì 6 marzo 2008

E' DIVENUTO VITALE CREARE ALTERNATIVE AL PETROLIO

Il prezzo del petrolio ha sfondato i 105 dollari al barile (105,06) stabilendo l'ennesimo record.
Il grafico che potete vedere rappresenta l'evoluzione dei prezzi, dai pochi dollari occorrenti nel 1999 (8-10 $) ai troppi di oggi (105 $).
Le necessità energetiche di paesi in tumultuoso sviluppo come Cina ed India, che assommano circa 2 miliardi e mezzo di abitanti, hanno certamente fatto aumentare la domanda e salire il prezzo.
Ai loro ritmi di crescita fagocitano tutto, come le locuste bibliche.
Poiché sono solo un lettore dell'economia non posso pretendere di dare valutazioni tecniche, ma cercare nell'insieme di informazioni disponibili lo spunto per trarre alcune conclusioni personali.
Dunque:
1) la grande richiesta di greggio fa schizzare in alto i prezzi
2) l'economia del mondo occidentale (Europa ed America) è ferma
3) la nostra economia è ammanettata al petrolio
Se questi dati sono veri (e sappiamo che lo sono) ci aspettano tempi veramente impegnativi.
Nel nostro emisfero a crescita zero, infatti, i costi di tutti i beni necessari salgono e sono destinati a salire, mentre al nostro interno non produciamo così tanto da "contendere" il combustibile all'Asia, che quindi farà ancora il prezzo dell'energia per diverso tempo.
Non producendo nè vendendo di più (i consumi sono in regresso da tempo) non abbiamo ricchezza da distribuire, mentre lievitano i nostri costi quotidiani legati al prezzo dell'olio combustibile, che dall'inizio del 2007 è più che raddoppiato.
Costa enormemente di più produrre manufatti industriali, fornire servizi, muovere su gomma o rotaia persone, beni, alimenti, materiali.
Allineare forzosamente la disponibilità economica della popolazione, mediante la riduzione dell'imposizione fiscale diventa inutile se non si sviluppa una politica energetica coraggiosa, che tolga al petrolio il suo predominio.
Solo riducendo le tasse, e anche portando la spesa pubblica alla massima efficienza possibile, si giungerebbe ad un pericoloso punto di pareggio, oltre il quale il taglio della spesa pubblica comincia ad erodere l'efficienza dell'amministrazione o la costringe a dolorose rinunzie nella tutela sociale.
Questo, ben inteso, se si accetta la possibilità di un lento ma progressivo aumento dei prezzi legati al petrolio, soverchiante i possibili adeguamenti retributivi o i provvedimenti di alleggerimento fiscale.
Tale ipotesi è attuale, posto che il greggio ha quintuplicato il suo costo (con alcune oscillazioni) in soli cinque anni, intervallo nel quale non è possibile adeguare specularmente il potere di acquisto delle retribuzioni.
Bisogna trovare il sistema di imporre forme di energia alternativa al petrolio, per ridurre considerevolmente il peso economico della nostra bolletta energetica.
Imporre l'energia geotermica per gli immobili di nuova edificazione, al fine di ridurre al minimo il ricorso al combustibile per riscaldamento e condizionamento.
Riconsiderare, vista la natura favorevole del nostro territorio, la strada dell'idroelettrico.
Imporre l'installazione di pannelli solari, costruire impianti eolici dove possibile.
Non potremo risolvere tutti i nostri problemi, ma certamente sfruttare al meglio le opportunità che l'orografia della Penisola ci consente.
Penso a quelle zone adriatiche, caratterizzate da bassi fondali sabbiosi e costante presenza di vento, che possano diventare la nostra Esbjerg, il celebre impianto off-shore in Danimarca, dove contano di soddisfare con l'eolico, entro il 2025, il 75% del fabbisogno nazionale.
Non ci sono santi che tengano, se non discipliniamo in fretta il costo dell'approvvigionamento energetico non potremo intervenire nè sulla competitività delle nostre aziende nè sui prezzi.
Anche il nucleare, a mio parere, non deve essere valutato con pregiudizio posto che il rischio per la nostra salute risiede lungo tutti i nostri confini ed anche oltre.
Se penso che la costruzione di impianti eolici non richiede anni, e che l'imposizione di nuove regole costruttive solamente una legge (si pensi ai vincoli antisismici imposti dopo Friuli ed Irpinia) ritrovo un piccola parte di ottimismo.
Se guardo ai nostri politici, e penso a cosa possano fare, lo perdo tutto.

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